Cosa ci fanno insieme italiani, portoghesi, rumeni, estoni e croati? Sì, la domanda può ricordare la più classica delle barzellette in cui l’italiano viene preso in giro per la sua scarsa praticità o inventiva, ma non è questo il caso. Il gruppo variegato di giovani cittadini europei ha reso viva per qualche giorno la tranquilla Viterbo, città a nord-ovest di Roma, a metà strada tra i laghi di Bolsena e Bracciano. Il meeting è stato possibile grazie al progetto E.Y.E.S. – EmployMe! Enhancing Youth Experience&Skills through Participation and Volounteering finanziato dal programma Erasmus+ “Azione Chiave 1 – Scambi di giovani”, che ha permesso a 25 giovani rientranti in una fascia d’età dai 25 ai 30 anni di condividere saperi, culture, conoscenze, esperienze, aspettative e sogni per il futuro, nella consapevolezza piena che ciascuno di essi avesse con i compagni d’esperienza più di una cosa in comune.
Tutto è iniziato da una risposta ad una call for proposals della DG Education and Culture, lanciata nell’ambito del programma Erasmus+, da parte dell’I.N.F.A.P., Istituto Nazionale Formazione e Addestramento Professionale. Il progetto presentato dall’I.N.F.A.P., al suo debutto europeo, ha ottenuto l’approvazione da parte dell’Agenzia Nazionale Giovani, che ha quindi dato il via libera alla fase attuativa. Lo scambio ha coinvolto giovani che hanno terminato il percorso di studi scolastici, interessati al mondo del volontariato e considerati “appetibili” per il mondo del lavoro. L’Italia è stato Paese coordinatore ed ospitante, ed ha scelto la Romania, l’Estonia, il Portogallo e la Croazia come Paesi partner; hanno aderito al progetto le associazioni “VoVo – Volim Volontirati” della Croazia, “Asociatia de Tineret Motion” della Romania, “Associação Backup” del Portogallo, “Seiklejate Vennaskond” dall’Estonia.
L’I.N.F.A.P. ha pensato di coinvolgere questi Paesi a supporto del progetto in quanto dislocati in aree geografiche differenti dell’Europa, con l’obiettivo primario di far acquisire a ciascun ragazzo maggiore consapevolezza di sé, delle proprie capacità, di informarlo di cosa significhi essere oggi cittadini d’Europa e di quali possibilità l’Europa offre. E non è tutto: lo scambio è stato il modo migliore per promuovere l’associazionismo e le nuove forme di cooperazione transnazionali, sviluppare lo spirito auto imprenditoriale stimolando costantemente la creatività dei partecipanti. Ogni Paese ha messo in campo ed al servizio dell’altro la propria esperienza; ne è venuto fuori un quadro variegato seppur con qualche affinità specie tra Italia e Portogallo. Nello specifico, come l’Italia, anche il Portogallo soffre la stessa situazione di crisi dell’occupazione, ma a differenza dell’Italia nel Paese più a occidente della penisola iberica esiste una comunità attiva di associazioni e gruppi giovanili che si danno da fare. La Romania è reduce da una situazione di crisi dalla quale ne è uscita a testa alta proprio grazie all’impegno delle comunità giovanili, attive nel campo dell’europrogettazione. Anche l’Estonia sotto l’aspetto della progettazione europea viaggia alla velocità della luce, mentre la Croazia, ultimo Paese entrato a far parte dell’Unione Europea, si è affacciato a questa esperienza con un bagaglio culturale tutto da arricchire. Proprio perché di recente ingresso nell’Unione, la delegazione croata aveva poche informazioni in merito alla programmazione giovanile europea, motivo per il quale si è cercato di fornire alcune nozioni base sull’argomento.
Durante i momenti di condivisione sono stati affrontati temi vari: si è parlato dei diritti dei cittadini europei, delle opportunità per i giovani, di welfare, della società contemporanea e di CV. Sì, del curriculum vitae, quella vetrina attraverso la quale ci si presenta alle aziende mettendo in evidenza esperienze, conoscenze, competenze. Con grande sorpresa i partecipanti hanno scoperto che i modelli utilizzati per compilare i CV sono diversi da paese a paese, e che il formato “Europass” non è da tutti utilizzato.
Come tutte le esperienze formative in cui sono protagonisti i giovani, anche in questa i risultati ottenuti sono andati ben oltre quelli attesi: alla fine del meeting ciascun partecipante si è portato con sé non solo conoscenze nuove, ma qualcosa di più, la consapevolezza che essere cittadini europei rende vicini Paesi anche geograficamente distanti e che le opportunità di crescita e condivisione del sapere sono uguali per tutti, che tu sia italiano, francese, greco o portoghese. E vivendo nell’era delle connessioni e delle comunicazioni digitali, il risvolto post meeting non poteva che avere un nome: network, ossia rete. Facebook è al momento il canale privilegiato delle comunicazioni e delle condivisioni in rete della rete, ma il percorso è appena iniziato, ed insieme puntiamo ad ampliare i canali di collegamento. Ciò che l’I.N.F.A.P. auspica, è che questa sia solo la prima di tante esperienze, e che possa venire a crearsi il cosiddetto “effetto moltiplicatore” per cui sempre più associazioni giovanili europee possano essere coinvolte in programmi di scambio e volontariato, incentivando in coloro che sono alla ricerca di un’occupazione, lo spirito autoimprenditoriale.